«Il dialogo interreligioso, prima ancora di essere discussione sui grandi temi della fede, è una “conversazione sulla vita umana”. In esso si condivide la quotidianità dell’esistenza, nella sua concretezza, con le gioie e i dolori, le fatiche e le speranze; si assumono responsabilità comuni; si progetta un futuro migliore per tutti. Si impara a vivere insieme, a conoscersi e ad accettarsi nelle rispettive diversità, liberamente, per quello che si è. Nel dialogo si riconosce e si sviluppa una comunanza spirituale, che unifica e aiuta a promuovere i valori morali, i grandi valori morali, la giustizia, la libertà e la pace. Il dialogo è una scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto»: con queste parole Papa Francesco ha rivolto un accorato quanto imperativo appello alla costruzione della pace a partire proprio dalla capacità di scoprire le ricchezze dell’altro, a Sarajevo, durante la sua visita, il 6 giugno.
«Colloquia Mediterranea,», fin dal suo primo numero, nel maggio 2011, ha cercato di contribuire alla condivisione di riflessioni e proposte per la costruzione di una cultura dell’accoglienza nel Mediterraneo: questo numero si apre con un contributo del padre francescano Hermann Schalück sulla peculiarità francescana della missione nella società contemporanea. Seguono i primi risultati di una ricerca di Tiziana Bertoloa, che collabora stabilmente con il Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia, sulla prima recezione della dichiarazione Nostra Aetate del Vaticano II; proprio alla dichiarazione, in occasione del 50° anniversario della sua promulgazione (28 ottobre 1965) la Fondazione Giovanni Paolo II, in collaborazione con la diocesi di Fiesole, con l’Associazione Italiana Docenti di Ecumenismo e della Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale della Toscana, ha deciso di dedicare una Giornata di Studio, Costruire i ponti, che si terrà lunedì 28 settembre a Fiesole, nell’Aula Magna del Seminario.
Dopo il dettagliato studio di Tiziana Bertola si hanno un articolo di Carlo Pertusati, presbitero della diocesi di Asti e docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, sugli aspetti ecumenici della dichiarazione a dottore della Chiesa dell’armeno Gregorio di Narek, un’intervista di Tina Venturi, membra di una comunità pentecostale di Milano, a Moni Ovadia, una nota di Giacomo Sergio su Piero Brizzi, un erudito livornese, impegnato nel recupero del patrimonio storico-religioso della città toscana; seguono poi due contributi, uno di Emanuela Iacono Costa e l’altro a più mani, pensati e redatti in vista del Convegno ecclesiale di Firenze.
Ne La tenda di Abramo si è deciso di ripubblicare un testo del pastore valdese Renzo Bertalot, scomparso lo scorso 19 marzo, in modo da rendere omaggio a questa figura straordinaria del dialogo ecumenico in Italia; del pastore Bertalot Renato Burigana traccia un primo profilo biografico, nella sezione In ricordo, formulando l’auspicio che l’opera ecumenica del pastore, che va ben oltre il suo impegno nella traduzione interconfessionale delle Sacre Scrittura, possa essere presto oggetto di una ricostruzione storico-critica. Una riflessione di Andrea Bonesso sui porti, come luoghi di dialogo, costituisce la Finestra sul Mediterraneo di questo numero, dove viene riproposto anche il discorso di papa Francesco per l’apertura della recente Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Italiana.
Da questo numero viene aperta una nuova sezione, Associazione Italiana Docenti di Ecumenismo, dove troveranno posto i contributi sulla vita e sulle ricerche dell’Associazione che sta muovendo i primi passi; in questo numero si può leggere la cronaca della I Giornata di Studio, Imparare l’ecumenismo, promossa dall’Associazione, e lo Statuto dell’Associazione.
Infine secondo una consolidata tradizione il numero si conclude con la presentazione di alcuni volumi, Qualche lettura, e l’elenco completo dei libri che sono giunti alla redazione di «Colloquia Mediterranea» entro il 31 maggio 2015.
Lunedì 23 marzo, la mattina presto è morto improvvisamente ad Alessandria d’Egitto il fratello di Abuna Faltas. Si chiamava Nazim Faltas, aveva solo 39 anni, sposato con tre figli. Una morte inaspettata che ha gettato nello sconforto, l’anziana mamma e tutta la sua famiglia. Abuna Faltas che era impegnato a Gerusalemme in una riunione è partito immediatamente per Amman, in Giordania, per poi raggiungere in aereo Alessandria. La notizia si è diffusa rapidamente a Gerusalemme, Betlemme, in tutta la Terra Santa, dove Abuna Faltas è conosciuto e stimato per il suo ministero. Dai suoi più stretti collaboratori, ai pellegrini, alla Custodia di Terra Santa, alla Fondazione sia in Italia che in Medio Oriente, tutti si sono fermati per pregare ed essere così vicini ad Abuna Faltas. Il quotidiano in lingua araba «Gerusalemme», diffuso in tutta la Palestina sia martedì 24 che mercoledì 25 ha dato ampio risalto alla notizia. I funerali si sono svolti martedì 24 marzo ad Alessandria d’Egitto. «Siamo tutti vicini con la mente, il cuore e la preghiera a Padre Ibrahim e a tutti i suoi familiari per il gravissimo lutto che li ha colpiti», ha scritto mons. Luciano Giovannetti, Presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, raccogliendo così i sentimenti di tutti gli amici della Fondazione.