Colloquia Mediterranea 3.2

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16,00 € cad.
Nessun voto
Larghezza prodotto: 235 mm
Lunghezza prodotto: 165 mm
Altezza prodotto: 12 mm
Autore: Burigana Riccardo - Burigana RenatoBurigana Riccardo - Burigana Renato

«Dobbiamo pregare e lavorare affinché sia ristabilita immediatamente la pace perché la guerra genera il suicidio dell’umanità, perché uccide il cuore e uccide l’amore». Con queste parole di conclude l’Appello per l’Egitto lanciato dal padre francescano Ibrahim Faltas, egiziano di nascita, da sempre impegnato nella costruzione di ponti per il dialogo quale primo, fondamentale passo per la realizzazione della pace tra i popoli del Medio Oriente. Si è deciso di pubblicare, in «Colloquia Mediterranea», questo Appello non solo per manifestare pubblicamente un grazie speciale per l’opera di padre Faltas, del quale in tanti ricordano gli occhi e la voce durante il lungo assedio alla Basilica della Natività di Betlemme, nel 2002, ma soprattutto per riaffermare la vocazione della rivista «Colloquia Mediterranea» a farsi promotrice di occasioni di dialogo tra le confessioni cristiane, le religioni, le culture del Mediterraneo. Leggere l’Appello per l’Egitto costituisce quindi una fonte privilegiata in un cammino nel quale, con il contributo di tanti, si deve conoscere le ferite del presente per pensare a un domani nel quale vivere la pace fondata sull’accoglienza e sulla giustizia. In questa prospettiva si colloca l’articolo di Guido Bellatti Ceccoli, che è membro del Comitato di Redazione di «Colloquia Mediterranea», dedicato alla situazione dei cristiani orientali, che sono orami diventati una presenza diffusa e articolata in Occidente, anche in seguito alle condizioni di estrema precarietà nelle quali sono costretti a vivere in Medio Oriente, condizioni che li hanno spinti a lasciare la terra dove hanno testimoniato Cristo da secoli. Si tratta di una presenza particolarmente interessante per il presente e per il futuro del cristianesimo in Occidente, proprio per la complessità e per la ricchezza delle tradizioni cristiane delle quali queste comunità sono portatrici. La loro storia e la loro condizione offrono l’opportunità per una riflessione sulla discriminazione che, ancora all’inizio del XXI secolo, i credenti possono subire a poche centinaia di chilometri dall’Europa, dove, per altro, non mancano episodi di discriminazione. Contro queste discriminazioni si deve rinnovare l’impegno alla formazione e alla conoscenza e di questo parla l’articolo di Iryna Sabor e Anna Perona Fjeldstad che presentano l’attività European Wergeland Centre, voluto dal Consiglio d’Europa e interamente finanziato dal governo norvegese; fin dalla sua creazione, nel 2008, il Centro si è impegnato nell’educazione per i diritti umani, la cittadinanza democratica e la comprensione interculturale con una serie di progetti che hanno coinvolto centinaia di docenti, di diversi paesi, nella convinzione che molto deve essere ancora fatto per rendere questi valori centrali nella vita quotidiana dell’Europa. Per «Colloquia Mediterranea» il dialogo si fonda anche sulla conoscenza della memoria storica e per questo è stato chiesto a Tiziano Rimoldi, docente all’Istituto Avventista di Cultura Biblica Villa Aurora di Firenze, da poco tempo membro del Comitato Scientifico di «Colloquia Mediterranea», di condividere una pagina, non troppo nota, della missione avventista in Africa; con questa scelta si è voluto anche mantenere viva l’idea di Mediterraneo, tanto cara a Giorgio La Pira, che pensava al Mediterraneo come una porta sull’Europa, sull’Asia e, soprattutto, sull’Africa. Gli articoli seguenti di Francesco Vannini, sacerdote della diocesi La Spezia-Sarzana, da anni delegato di questa diocesi per il dialogo ecumenico e interreligioso, di Ada Prisco, fine e appassionata studiosa di dialogo interreligioso, e di Kate Davson, per lunghi anni presidente della International Ecumenical Fellowship, una delle associazioni ecumeniche europee più vivaci, soprattutto nel campo del dialogo ecumenico nella vita quotidiana, affrontano tre temi, l’esperienza del dialogo interreligioso a Firenze, il valore della giornata della memoria e l’opera della International Ecumenical Fellowship, che mostrano la ricchezza di esperienze, talvolta poco conosciute, al di fuori di coloro che ne sono direttamente coinvolti. Infine a Tiziana Bertola, che da anni collabora con il Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia, si deve la presentazione di alcune pubblicazioni sulla partecipazione di Giuseppe Dossetti al Concilio Vaticano II, a un anno dalla celebrazione del centenario della nascita di Dossetti, che è stata una figura particolare del cristianesimo italiano del XX secolo. La rubrica La tenda di Abramo ospita in questo numero una riflessione di Gianluca Blancini, presbitero della diocesi di Biella, studente al corso di dottorato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Antonianum, sul passo della I Lettera ai Corinzi che è stato scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2014 che si celebra dal 18 al 25 gennaio in tanti paesi del mondo. In Una finestra sul Mediterraneo viene pubblicato un contributo di Maurizio Baradello che presenta le principali iniziative di cooperazione per la pace in Medio-Oriente, promosse dal comune di Torino. Si tratta di una testimonianza particolarmente interessante della vivacità e della ricchezza del panorama della cooperazione in Italia. Nelle Cronache si può leggere il resoconto di Renato Burigana sul convegno Custodire l’umanità. Verso le periferie esistenziali (Assisi 29-30 novembre 2013), promosso dalla Conferenza Episcopale Umbra e dal progetto Culturale della Conferenza Episcopale, voluto e diretto da mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia. «La Fondazione Giovanni Paolo II, da sempre, per sua vocazione, impegnata verso i cristiani del Medio-Oriente con gioia ha partecipato e sostenuto questo importante momento di riflessione» ha ricordato mons. Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole e presidente della Fondazione Giovanni Paolo II. Sempre nelle Cronache viene pubblicata una viva testimonianza di Maria Cristina Gambardella su un pellegrinaggio di cristiani e ebrei in Terra Santa lo scorso giugno: è stato un pellegrinaggio pensato e fatto nella memoria del cardinale Carlo Maria Martini, che è stato un pioniere del dialogo ebraico-cristiano, con scritti e gesti che hanno aperto tante strade per un approfondimento sempre più fraterno del patrimonio biblico in comune. Proprio la memoria del cardinale Martini costituisce una fonte particolarmente preziosa per comprendere cosa i cristiani sono chiamati a fare in un tempo di crisi, nel quale la «gioia dell’Evangelo» deve guidare ogni uomo e ogni donna a annunciare Cristo, superando le paure e i timori, come ricorda papa Francesco nell’esortazione post-sinodale: «Coloro che si lasciano salvare da Lui sono libera­ti dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia».
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