«Un servizio di speranza per un mondo ancora segnato da divisioni, da contrasti e da rivalità» con queste parole papa Francesco ha indicato la strada per un ulteriore sviluppo del dialogo ecumenico rivolgendosi ai rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, il 21 marzo, a pochi giorni dalla sua elezione, che tanto interesse ha suscitato anche fuori della Chiesa.
La costruzione del dialogo passa così dal porsi in ascolto dell’altro per cominciare un cammino di reciproca conoscenza che è quanto mai necessario in un mondo globalizzato e al tempo stesso multiculturale e multireligioso, nel quale confluiscono pluralità di tradizioni, con peculiarità e ricchezze, che spesso sono oscure anche per coloro che condividono speranze e gioie. Proprio nella prospettiva di una sempre migliore conoscenza dell’universo delle tradizioni cristiane, il Comitato di redazione di «Colloquia Mediterranea» ha deciso di pubblicare, in questo numero, i testi delle relazioni dell’incontro biennale dei sacerdoti greco-cattolici romeni delle comunità dell’Europa Occidentale. L’incontro che si è tenuto a Venezia, presso l’Istituto di Studi Ecumenici, nei giorni 3-6 settembre 2012, sotto la presidenza di mons. Virgil Bercea, vescovo di Oradea, ha costituito un importante momento di formazione e di confronto nella comprensione della complessità delle tradizioni cristiane, radicate nella storia. Nell’incontro di Venezia la prima relazione è stata tenuta dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi, che ha affrontato il tema, tanto discusso e di grande attualità, delle norme del diritto canonico riguardo all’istituzione e alla presenza delle comunità greco-cattoliche in Occidente. Il padre francescano Roberto Giraldo, preside dell’Istituto di Studi Ecumenici, del quale abbiamo già ospitato degli interventi di teologia ecumenica, ha trattato della «missione» della Chiesa greco-cattolica romena nel contesto ecclesiale contemporaneo, soprattutto nell’ambito del movimento ecumenico, mentre a Riccardo Burigana è stata affidata la presentazione della presenza dei greco-cattolici romeni al Vaticano II, una presenza circoscritta a un solo padre conciliare, che testimonia, ancora una volta, la situazione di persecuzione nel quale i greco-cattolici romeni hanno vissuto negli anni del regime comunista in Romania.
A questi contributi, con la cui pubblicazione ci si propone di favorire una riflessione ecumenica e una conoscenza storica di una pagina così rilevante del cristianesimo, segue un intervento di mons. Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana, sulla diffusione di comunità religiose orientali in Italia; si tratta di un fenomeno, sul quale non mancano gli studi, in continua evoluzione che pone nuove domande alla dimensione interreligiosa dell’Italia, in un contesto europeo.
Una riflessione su possibili innovazioni tecnologiche è l’argomento del successivo contributo che «Colloquia Mediterranea» è particolarmente lieta di pubblicare, soprattutto perché si tratta del risultato di una ricerca di una giovane, Vittoria Perazzo, che ha concluso, brillantemente, un primo percorso formativo universitario; l’attenzione ai giovani costituisce uno degli elementi fondamentali e fondanti di «Colloquia Mediterranea» nella convinzione che l’apertura di spazi di riflessione e di condivisione dei giovani e per i giovani rappresenti una strada privilegiata per la costruzione di un futuro di dialogo.
Il contributo di Andrea Bonesso, che collabora stabilmente con il Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia a Venezia, con ricerche storico-teologiche nel campo del dialogo ecumenico e interreligioso, si colloca nell’orizzonte degli studi sul Concilio Vaticano II che stanno vivendo, in questo anno del 50° anniversario dell’apertura del Vaticano II, una stagione particolarmente vivace, anche se molto rimane da fare, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione delle comunità locali alla celebrazione del Vaticano II e alla sua prima recezione.
Una breve riflessione, in inglese, sul rapporto tra Mosè e Jethro di Teresa Scarso e un ampio contributo di Carlo Pelliccia sulla rilettura dell’evangelizzazione in Giappone da parte del siciliano Rino Cammilleri, completa la parte articoli e note di questo numero di «Colloquia Mediterranea».
Ne La tenda di Abramo, con la quale si vuole avere uno spazio interamente dedicato a una lettura delle Sacre Scritture in grado di promuovere un dialogo tra uomini e donne di buona volontà, don Luca Buccheri propone alcune riflessioni sulla figura di Rut per aiutare a scoprire quanto attuali siano queste pagine della Bibbia nel momento in cui la società si interroga sull’accoglienza dell’altro.
Alla recente visita del Presidente Barack Obama in Terra Santa è dedicata Una finestra sul Mediterraneo, dove si può leggere un breve, ma efficace commento a questa visita da parte del padre francescano Ibrahim Faltas, vicepresidente della Fondazione Giovanni Paolo II: Faltas ha posto l’accento sulle speranze per la ripresa di un percorso che conduca alla pace in Medio Oriente, sollevate da questa visita.
Nelle Cronache si possono leggere due momenti della vita della Fondazione Giovanni Paolo II: l’inaugurazione della nuova sede, a Pratovecchio, sabato 13 aprile, e la consegna, da parte di Renato Burigana, della rivista «Colloquia Mediterranea» a Sua Santità Bartolomeo I; sono due momenti molto diversi tra loro, che mostrano entrambi quanta strada sia stata fatta dalla Fondazione Giovanni Paolo II per la cooperazione, per lo sviluppo e per il dialogo grazie ai quotidiani passi di coloro che vivono e sostengono le opere della Fondazione.
Infine pare opportuno segnalare che da questo numero «Colloquia Mediterranea» è accompagnata e sostenuta da un Comitato Scientifico; la decisione di formare un Comitato Scientifico è stata presa dopo un rodaggio di due anni, nel corso dei quali sono stati pubblicati 4 numeri della rivista e i primi due volumi della collana di Quaderni, che hanno ricevuto commenti e osservazioni che erano spesso un invito a proseguire quanto la Fondazione Giovanni Paolo II aveva pensato per favorire il dialogo con la pubblicazione di «Colloquia Mediterranea». Naturalmente uno speciale ringraziamento va a coloro che hanno accolto l’invito a far parte del Comitato Scientifico di «Colloquia Mediterranea», rispondendo positivamente a una richiesta di mons. Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II: proprio il 13 aprile, riprendendo le parole di papa Francesco, mons. Giovannetti ci ha esortato a «camminare, costruire, testimoniare… ricordandoci sempre che è il Signore che con la sua provvidenza ci guida».
Questo numero è stato chiuso il 26 maggio, all’indomani della beatificazione di padre Pino Puglisi (1937-1993), che si è svolta a Palermo, in una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo; padre Puglisi «è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto. Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie. Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio e lodiamo Dio per la luminosa testimonianza di don Giuseppe Puglisi, e facciamo tesoro del suo esempio!», come ha ricordato papa Francesco dopo la recita dell’Angelus della domenica 26 maggio. La Fondazione Giovanni Paolo II ha un rapporto particolare con la figura di padre Puglisi, che tanto ha fatto e fa nella lotta contro la mafia: da anni la Fondazione sostiene i progetti del Centro di Accoglienza Padre Nostro, fondato da padre Puglisi nel 1991 nel quartiere Brancaccio, a Palermo, per essere un luogo di formazione per il cambiamento della società in nome dei valori evangelici, dei quali padre Puglisi era un appassionato testimone; in questi anni, proprio nella memoria di padre Puglisi, si sono creati rapporti umani e ecclesiali che rappresentano una ricchezza per il cammino della Fondazione, che è voluta essere presente alla cerimonia di beatificazione per manifestare, ancora una volta, questo legame particolare con padre Puglisi. Proprio nella prospettiva di riaffermare il legame tra la Fondazione e l’opera e la memoria di padre Puglisi si è deciso di pubblicare, in questo numero, l’omelia del card. Paolo Romeo per la beatificazione di padre Puglisi così da offrire un ulteriore contributo alla conoscenza di un testimone della fede quale è stato padre Puglisi.